Per i bookmaker il brano che avrebbe vinto Sanremo era «Musica leggerissima» di Colapesce e Dimartino e così è stato fuori dal festival per il duo che all’Ariston ha vinto il premio Lucio Dalla, assegnato dalla Sala Stampa Radio-Tv-Web e un quarto posto, che era già più di quanto i due autori per primi si erano divertiti a pronosticare.
Di ascolto in ascolto, leggera quanto piena di significato e capace di scattare una fotografia che non salva il nostro tempo e la nostra società, ma ci accarezza nella fragilità della nostra «indifferenza animale», Musica leggerissima ci è entrata nella testa e nel cuore ancora prima che la potessimo comprendere fino in fondo.
Streaming dopo streaming, ascolto dopo ascolto, in auto come in casa o nella corsia del supermarket, pervasiva proprio come recita il testo:
«Rimane in sottofondo
Dentro ai supermercati
La cantano i soldati
I figli alcolizzati
I preti progressisti
La senti nei quartieri
Assolati
Che rimbomba leggera
Si annida nei pensieri
In palestra
Tiene in piedi una festa
Anche di merda»
Oggi il brano sanremese è al numero 1 di tutte le classifiche (dall’airplay di Earone alla top 50 Spotify, dalla classifica Amazon Music alla top100 di iTunes), ma soprattutto è primo nelle ricerche su Google, l’indice più reale possibile di un’attenzione di massa verso fatti e temi del momento.
La sua forza è semplice e sottile e Colapesce ce l’aveva spiegata ancora lo scorso autunno, in un’intervista rilasciata per il numero di novembre di GQ.
In quel momento assieme a Dimartino stava facendo incetta di riconoscimenti per l’album 2020 I mortali insignito del Premio Pimi ai Migliori artisti indipendenti e del Pivi per il Miglior videoclip.
Mancavano più di due mesi al festival, ma il tema era già la necessità della leggerezza, quella di Calvino e del «De André nel Cantico dei drogati: “Come potrò dire a mia madre che ho paura?”. Una frase così, ti arriva come una pugnalata».
Si parlava della leggerezza che sa trasportare anche concetti importanti, radicati nel tempo presente, politici, ma nel senso più alto e antico, senza fare di una canzone un brano politico.
Una scelta fatta per «evitare di finire nella retorica», con Colapesce che spiegava: «Credo che non sia compito di un cantautore esprimere dei giudizi, piuttosto sottolineare delle cose. Un conto è De André che negli anni 70 scriveva Storia di un impiegato, un conto è farlo oggi, rischi di chiuderti in una bolla autoreferenziale che non parla a nessuno. Facile citare Pasolini e usare tutto il repertorio di santini, ma poi? Sarebbe una forma di scrittura onanistica. Sinceramente, mi emoziona di più Onda su onda di Paolo Conte».
Pensando di contestualizzare la cosa in quel di Sanremo, viene in mente anche il caso di Una musica può fare di Gazzè. Lì si parlava di musica salvifica e forse eravamo troppo ottimisti. Secondo gli autori di Musica leggerissima «Le canzoni non ci salvano, ci possono migliorare la vita»
«Metti un po’ di musica leggera
Perché ho voglia di niente
Anzi leggerissima
Parole senza mistero
Allegre ma non troppo»
Il successo incredibile e virale del brano si spiega con le magie che sanno fare le note, quanto con la forza, anche fantastica, della parola, una cosa, questa in cui Colapesce sembra nutrire un po’ più fiducia: «Credo nella forza della parola. Nulla mi fa più paura dello svuotamento di senso delle parole. E credo nella forza delle immagini».
A essere bellissime sono anche le immagini del video, che a tratti ci riportano alla leggerezza surreale di certi brani inizio Settanta da Gaber a Jannacci fino a Cochi e Renato (che ci sembra quasi di vedere negli accenni a una qualche coreografia minimale mentre più apertamente si citano i Sanremo di Baudo):
Il 19 marzo c’è da aspettarsi un’ulteriore crescita del fenomeno Colapesce e Dimartino. Esce infatti I mortali², nuova edizione, al quadrato, dell’album scritto a quattro mani. Al suo interno, oltre tutti i brani del precedente I mortali, 10 nuove tracce tra cui Musica leggerissima, la cover sanremese di Povera Patria e un nuovo inedito (la title-track I mortali). Ma ci sono anche un adattamento in italiano di Born to Live di Marianne Faithfull (Nati per vivere) e 6 brani tratti dalla discografia da solisti di Colapesce e Dimartino, qui presentati in versione inedita (Copperfield, Non siamo gli alberi, Totale, I calendari, Amore sociale e Decadenza e panna).